la tentazione di abitare

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È curioso scoprire che l’uomo che per primo sfidò le leggi religiose dando forma al segno zero, l’uni­co non riferito a cosa creata, dando così il via all’eresia dell’astrazione come co­noscenza e consentendo il calcolo scritto sia una persona anonima, non ci sono tracce che lasciano supporre il nome del portatore di questa scoperta.

Restando nel campo dello zero, della negazione, in un campo esteso alle dinamiche sociologiche ed antropologiche che portano alla fondazione delle città contemporanee si possono rintracciare in quest’accezione tutti i significati ultimi del rapporto tra uomo e tessuto urbano.

Il numero positivo è proprio della creazione, della volontà divina ed umana di apporre un marchio visibile, riconoscibile, accentratore.

Di contro, lo zero, e da qui, i numeri negativi, sono il superamento di questa fase, la sovversione dell’ordine, una tendenza all’infinito.

La superficie terrestre, seppur sconfinata non è infinita, ma il ripetersi di alcuni panorami la rendono tale, la qualità dell’anonimia di alcuni edifici ed alcuni luoghi è come se tracciasse un segno circolare, ed il cerchio è l’infinito per eccellenza.

I teli che coprono le facciate in disuso, o in costruzione, o in riqualificazione sono uno degli esempi della qualità anonima della nostra percezione del paesaggio, qualsiasi città, che sia metropoli o piccolo centro ha, ha avuto, ed avrà sempre edifici occultati per necessità e per utilità. A volte rimangono li, oltre la durata dei lavori per così tanto tempo che risulta difficile ricordare la forma, o il colore della facciata, risulta un non luogo che si ripete all’infinito in tantissime altre città, e che ne determina il valore di panorama zero al punto di raggiungere uno stato di spaesamento nella fruizione visiva.

Text and picture by Marta Orlando.