la tentazione di abitare

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Paesaggi Anonimi, permanenze e mutazioni.

Uno degli aspetti più interessanti della ricerca sui non luoghi è il carattere transitorio e mutevole del paesaggio , inteso sia come paesaggio antropizzato, che come Terzo Paesaggio, nell’accezione di Gilles Clemént.

Il sistema caotico e rizomatico dell’era contemporanea fa si che in alcuni luoghi, in stato di apparente assenza dell’uomo  non ci siano tracce di riconoscibilità dei segni, in zone destinate a uso produttivo, commerciale, o semplicemente abbandonate a loro stesse, vi risiede un paesaggio che non si distingue in senso culturale, un niente in cui potenzialmente può succedere tutto.

Wittgenstein scriveva : “il nostro linguaggio può essere considerato come una vecchia città, un dedalo di stradine  e di piazze, di case vecchie e nuove e di case con parti aggiunte in tempi diversi, e il tutto circondato da una rete di nuovi sobborghi, con strade dritte e regolari e case uniformi. Immaginare un linguaggio significa immaginare una forma di vita”, ed è su questo carattere che insiste l’evoluzione del testo di Clemént , il Manifesto del Terzo Paesaggio, immaginare forme di vita, senza l’ausilio delle tecniche e della presenza antropica permette agli scarti urbani una sopravvivenza ed una dignità di esistere scevra di tutte le sovrastrutture sociali e culturali, che altrimenti densificano i centri storici.

Questo il Panorama Zero, questi i luoghi che definiscono la fine del paesaggio descritto da Pasolini nella Trilogia della Vita (Decameron, Il fiore delle mille e una notte,I racconti di Canterbury) , che esprime l’immagine di un mondo mitico, in cui la vita incontra le sue forme più immediate: il sesso, il caos del paesaggio culturale (campagna, città, lingua), forme tradizionali e popolareggianti di escatologia, il sogno e l’arte.

Piuttosto, superato l’orizzonte di forme culturali, che Pasolini rappresenta attraverso luoghi e linguaggi, quello che appare negli scarti è il caos indicato da Esiodo nella Teogonia, inteso come abisso primitivo, il Nulla carico di potenzialità, riprendendo l’etimologia del verbo  » kao », che in greco antico sta per “spalancare la bocca” , Esiodo indica con kaos questo intervallo, l’apertura, la profondità spalancata del Mondo.

Text and picture by Marta Orlando.